ULTIMA GENERAZIONE: RIGETTATA LA RICHIESTA DELLA SORVEGLIANZA SPECIALE PER GIACOMO BAGGIO
Sconfitto il governo intimidatorio con chi protesta e minaccioso verso la Magistratura
Proprio nei giorni in cui il governo ha attaccato duramente la Magistratura, è arrivata lunedì 21 ottobre la sentenza con cui il Tribunale di Roma ha rigettato sorveglianza speciale per Giacomo Baggio, consulente legale e membro di Ultima Generazione, a seguito del processo svoltosi il 14 ottobre. La richiesta, per un periodo di due anni, era stata avanzata dalla Questura di Roma sulla base della presunta “pericolosità sociale” di Giacomo. Pericolosità che il Tribunale non riconosce, come riportato dal decreto con cui è stata comunicato il respingimento della richiesta che: “Il Tribunale ritiene che nel caso in esame manchino quegli elementi di fatto su cui deve necessariamente fondarsi il giudizio di pericolosità sociale. (…) Pare evidente che le condotte di Baggio sono espressione di appartenenza ad un movimento che persegue l’ideale di contrastare il disastro ambientale cercando di indurre il Governo ad adottare provvedimenti utili a tal fine.”
IL GOVERNO ANCORA SCONFITTO DAL POTERE DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE NONVIOLENTA
Questa è la terza volta che un’analoga richiesta per persone che compiono azioni di disobbedienza civile, come Simone Ficicchia di Ultima Generazione e Laura Zorzini di Ribellione Animale, che viene rigettata da un tribunale. A dimostrazione ancora una volta che la protesta nonviolenta non è un reato; ci dimostrano che l’obiettivo delle nostre azioni, ottiene sempre maggior riconoscimento e che i tentativi di equiparare le condotte del dissenso a condotte criminali non hanno senso.
Giacomo ha dichiarato: “La decisione del tribunale di Roma rappresenta una vittoria importante per la nostra società e la democrazia. Il tribunale conferma che non possiamo essere considerati pericolosi per le azioni di protesta che mettiamo in atto. Il riconoscimento del legittimo diritto alla protesta nonviolenta sottolinea l’importanza della libertà di espressione in una società in cui il governo, con le nuove misure previste dal DDL sicurezza, cerca di sopprimere. Questa è l’ulteriore dimostrazione di quanto infondate siano le misure che questo Governo prova a portare avanti.”
IN ITALIA ESONDANO I FIUMI, NON LA MAGISTRATURA
Nelle stesse ore in cui Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, Marche, Emilia–Romagna e Calabria, venivano travolte ancora una volta da fenomeni alluvionali gravi e luttuosi, il ministro Nordio si scagliava contro l’autonomia dei magistrati: “Se la magistratura esonda, interverremo”. Il governo, in cui sono presenti diversi ministri e sottosegretari nella duplice veste di imputati, come Salvini, Santanchè, e Delmastro, anziché far spendere soldi e tempo al sistema giudiziario solo per intimidire quanti protestano in maniera nonviolenta, dovrebbe occuparsi della tragedia permanente che miloni di italiani vivono, vittime delle conseguenze della catastrofe climatica.
PRESENTI NELLE STRADE CONTRO UN DISEGNO DI LEGGE ESTRANEO AI PRINCIPI COSTITUZIONALI
Adesso continueremo la mobilitazione contro il pacchetto Sicurezza voluto dal ministro Piantedosi. Alle critiche di parte della magistratura (che in questi giorni, dopo l’approvazione della Camera, ha iniziato l’iter in Senato) si aggiunge anche lo sciopero dei penalisti per tre giorni a novembre, contro un provvedimento che considerano “iniquo” e “illiberale”. Intanto continua la mobilitazione popolare con la rete Liberi/e di lottare, di cui fa parte anche Ultima Generazione.
CHIEDIAMO UN FONDO RIPARAZIONE
La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari. Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.