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Comunicati stampa

6 donne bloccano viale Fulvio Testi a Milano, una 72enne con loro

ULTIMA GENERAZIONE: MILANO, SEI DONNE BLOCCANO VIALE FULVIO TESTI

In strada anche una over 70: Siamo responsabili verso figli, nipoti e bisnipoti

Settembre è il mese in cui si torna a scuola e al lavoro dopo la pausa estiva. La quotidianità, così confortante, ci dà l’illusione che stia andando tutto bene ma non è così: questa estate in Italia, tra incendi ed eventi estremi, non abbiamo avuto tregua. Abbiamo normalizzato la povertà estrema, le pensioni ridicole, gli stipendi da fame, la difficoltà ad arrivare a fine mese, le persone costrette a dormire per strada, mentre chi ci governa gode di infiniti privilegi. Chiediamo un fondo di 20 mld di euro per riparare i danni subiti dai cittadini a causa degli eventi meteorologici estremi.

Milano, 20 settembre 2023 – Questa mattina alle 7:59, sei cittadine aderenti alla campagna FONDO RIPARAZIONE, promossa da Ultima Generazione, si sono sedute sull’asfalto di una carreggiata di viale Fulvio Testi e hanno bloccato il traffico, legandosi tra loro con una catena a tre a tre. Un gruppo di circa 20 persone ha assistito al blocco stradale da bordo strada.

Le Forze dell’ordine sono arrivate sul luogo alle 8:17; pochi minuti dopo le cittadine si sono spostate per far passare un’ambulanza e sono rimaste bloccate a bordo strada dalle forze dell’ordine, le quali hanno poi proceduto a rompere con l’uso di tenaglie la catena che teneva legate le cittadine. Attorno alle 9:00, infine, le donne, che hanno fatto resistenza passiva, sono state fatte salire sulle volanti e condotte alla questura di Milano.

Non vorrei essere qui oggi ma ho deciso di bloccare la routine delle persone, compresa la mia, usando unicamente il mio corpo per urlare che non possiamo più fare finta di niente. Non abbiamo più tempo. A spingermi è l’amore verso le persone a me più care. Ho paura di perderle, ho paura che una catastrofe le porti via da me, perciò farò tutto quello che è in mio potere per non permettere al nostro Governo di spingerci verso il baratro. Ho una responsabilità in quanto cittadina, quella di ribellarmi se qualcosa non mi va giù”, ha dichiarato Alessandra.

Ho quasi 72 anni e sono qui oggi perché penso che sia un dovere delle persone della mia età assumersi le proprie responsabilità. Quello che sta accadendo è orribile e spaventoso. Ed è bene che siamo presenti e diciamo come la pensiamo, perché la nostra esperienza ci dà maggiore autorevolezza agli occhi delle persone, e qualcuno lo deve fare. Se una bisnonna non si preoccupa per quello che lascerà ai suoi figli, nipoti e bisnipoti, allora non so chi si dovrebbe preoccupare di loro. Le persone meno abbienti subiscono maggiormente la crisi climatica, che sta portando alla distruzione della specie umana”, ha aggiunto Carmen.

blocco stradale protesta di Ultima Generazione a Milano
In strada anche una over 70: “Siamo responsabili verso figli, nipoti e bisnipoti”

SETTEMBRE, GLI EVENTI CLIMATICI ESTREMI METTONO A RISCHIO IL MESE DEL RIENTRO A SCUOLA

Settembre è, tradizionalmente, il mese della fine dell’estate, del rientro a scuola, della ripresa della routine lavorativa. La realtà però comincia a scricchiolare. Mentre le persone sfrecciano, ognuna sulla propria strada, nella propria macchina, verso il proprio lavoro, troppo occupate a sopravvivere a un sistema cannibale ed ecocida, in sottofondo scorrono le notizie, frammentarie e parziali, sui disastri climatici. In quei pochi attimi di respiro tra un lavoro precario e l’altro, un impegno di lavoro e lavoro domestico non retribuito, sentiamo parlare di maltempo, di calamità, di tragedie individuali, che invece dovrebbero essere considerate come il portato di una crisi che, oltre a essere ecologica e climatica, è sociale. 

Solo pochi giorni fa almeno 11.000 persone (solo quelle confermate) hanno perso la vita a causa delle inondazioni in Libia, quelle stesse persone che fuggono da situazioni disperate e vengono cacciate con cannoni ad acqua da Lampedusa per l’incapacità dei nostri politici di intervenire sulle vere cause degli sbarchi. Anche in Italia non c’è tregua: questa estate, dopo che l’alluvione in Emilia aveva prodotto 23.000 sfollati e 16 morti, Catania e Palermo bruciavano e su Milano continuavano ad abbattersi nubifragi che hanno fatto crollare alberi e messo a repentaglio la vita di chi, come noi e voi, vorrebbe soltanto condurre “normalmente” la propria esistenza. 

Perché ci è così difficile vedere l’ovvio? Saremo noi i migranti climatici, costretti a continui spostamenti e rigettati dalle politiche irresponsabili che ci stanno portando al collasso. Anzi, siamo già noi, basta pensare a coloro che non hanno ancora ricevuto alcun aiuto in Emilia Romagna.

L’INTERRUZIONE DELLA ROUTINE PER CERCARE UN CONTATTO CON LE PERSONE

Non possiamo lasciare che la quotidianità, così confortante, ci dia l’illusione che stia andando tutto bene, perché non è così. Abbiamo normalizzato la povertà estrema, la difficoltà ad arrivare a fine mese, le pensioni ridicole, gli stipendi da fame, le persone costrette a dormire per strada, mentre chi ci governa gode di infiniti privilegi, quelle stesse persone che continuano a finanziare la rovina del Paese e non stanno facendo l’interesse dei cittadini, il loro dovere. 

Oggi interrompiamo la routine di settembre, affinché la vulnerabilità dei nostri corpi possa diventare un mezzo per entrare in contatto, per diventare un ‘Noi’. La precarietà, gli stipendi da fame, la marginalizzazione non sono che differenti facce di una stessa situazione emergenziale, che ci rende tutte più fragili e vulnerabili. Siamo qui perché siamo stanche e abbiamo paura, ma siamo anche estremamente arrabbiate con un sistema e una classe politica che è assolutamente distante da noi, e che non ci ascolta. Abbiamo provato a manifestare il dissenso in maniera legale, siamo andate al Senato, due volte, ma non è bastato. Siamo andate in televisione, a dibattere negli studi cercando un confronto, ma non siamo state ascoltate, anzi, venivamo interrotte mentre parlavamo. Allora ritorniamo in strada”, spiega una giovane.