Roma, caricate via al 4° giorno senza cibo

23/09/2025 | Comunicati stampa

Le azioni nonviolente di resistenza civile di Ultima Generazione continuano anche dopo gli scioperi generali del 22 settembre in italia.

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ULTIMA GENERAZIONE: ROMA, CARICATE VIA AL 4° GIORNO SENZA CIBO

Le azioni nonviolente di resistenza civile continuano anche dopo gli scioperi generali del 22 settembre 

Roma, 23 settembre 2025 –  Questa mattina intorno alle ore 11:00, Alina, Serena e Beatrice – al quarto giorno di sciopero della fame iniziato sabato – sono tornate a Piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, con i propri cartelli chiedendo al Governo Meloni: il riconoscimento del genocidio in corso a Gaza e la protezione per le persone a bordo delle Flotille.

Sono state immediatamente caricate via di peso dagli agenti delle Forze dell’Ordine presenti sul posto e isolate a margine della piazza. La loro protesta va avanti da 4 giorni e continuerà, perché c’è bisogno di continuità e perseveranza per dare valore al grido che ieri ha attraversato l’Italia intera con lo sciopero generale per Gaza: blocchi, cortei, oltre ottanta manifestazioni in decine di città. Centinaia di migliaia di persone hanno mostrato che la popolazione non accetta più la complicità italiana con il massacro in corso. Di fronte a questa mobilitazione di massa, Giorgia Meloni preferisce parlare di “immagini indegne” riferendosi agli scontri isolati di Milano, fingendo di non vedere l’immagine più indegna di tutte: le navi italiane che continuano a partire cariche di armi e commercio verso Israele. Il presunto “equilibrio” rivendicato da Meloni e dal suo governo si rivela per quello che è: un equilibrio ipocrita, che pesa le vite palestinesi contro gli interessi commerciali e militari . Non è neutralità, è complicità diretta in un genocidio.

Alina dell’Aquila, madre di tre figlie ha dichiarato: “Siamo qui in maniera pacifica e nonviolenta e veniamo trattate in maniera repressiva, incuranti del fatto che sono quattro giorni che non mangiamo. Non possiamo fare più finta di niente, non possiamo più continuare a commerciare in morte con Israele. Veniamo trattate come criminali ma i veri criminali sono al governo e permettono la distruzione di intero popolo. Il Governo Meloni è ampiamente coinvolto, è complice di questo genocidio perché continua a mantere legami commerciali, dipolomaitci, militari e politici con il governo genocida di Netanyahu!” 

IL GOVERNO MELONI DEVE RICONOSCERE IL GENOCIDIO

Il genocidio in corso a Gaza è già stato riconosciuto da diversi organismi internazionali: la Commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha pubblicato un’analisi legale di 72 pagine che definisce inequivocabilmente genocidaria la guerra condotta da Israele. Eppure il governo Meloni non ha ancora compiuto un atto formale di riconoscimento. Non è solo una mancanza di coraggio politico: è una scelta che implica complicità diretta. Perché è importante chiamarlo genocidio? Usare la parola genocidio non è retorica. È una categoria giuridica precisa che ha conseguenze enormi:

  • Sul piano internazionale, la Convenzione ONU sul genocidio obbliga tutti gli Stati firmatari a prevenire il genocidio e a non esserne complici. La Corte Internazionale di Giustizia ha già riconosciuto un “rischio plausibile” di genocidio a Gaza, imponendo quindi obblighi anche all’Italia. 
  • Sul piano nazionale, la Legge italiana n. 962 del 1967 (“Punizione del crimine di genocidio”) recepisce questi principi nel nostro ordinamento: anche la complicità in genocidio è punita dal nostro codice penale.

LE ULTIME CONFERME DI COMPLICITÀ DI QUESTO GOVERNO

Il governo italiano non è un osservatore neutrale. La Camera ha appena rinnovato il memorandum di cooperazione militare con Israele, mentre i deputati di Fratelli d’Italia si sono astenuti e la Lega ha votato contro persino una risoluzione europea – già timidissima – di condanna. Arianna Meloni ha persino accusato la Flotilla di “strumentalizzare” il dolore di Gaza. In tutto questo, non riconoscere formalmente il genocidio equivale a mantenere e consolidare la complicità italiana: politica, economica e militare.

La Flotilla esiste proprio perché i nostri governi sono marci. Alina, Beatrice e Serena, con i loro corpi e il loro sacrificio, sono lì a ricordarcelo e non si fermeranno fino a quando il governo italiano non avrà riconosciuto il genocidio in Palestina, agendo di conseguenza, e fino a quando le persone italiane presenti sulle imbarcazioni non saranno tornate sane e salve.  Ultima Generazione sosterrà tutte le persone che sceglieranno lo sciopero della fame come forma di resistenza nonviolenta e di pressione sul governo italiano.

BASTA SEPARARE IL BUSINESS DALLA POLITICA: BOICOTTIAMO 

Siamo già 53.000 ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che va oltre gli aiuti umanitari – pur necessari – e mira a compiere un atto politico concreto contro il genocidio in corso. Il boicottaggio colpisce direttamente le aziende italiane che continuano a esportare in Israele, scegliendo il profitto invece di assumersi la responsabilità di non essere complici. Continuare a commerciare significa sostenere, anche indirettamente, un sistema di violenza e oppressione: ecco perché la complicità economica non può più essere tollerata.

L’obiettivo è duplice: incidere sugli interessi economici che alimentano l’occupazione e tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele – dove a bordo delle barche ci sono anche persone di Ultima Generazione. Gli Stati europei restano legati a interessi militari ed energetici e non intervengono: spetta a noi cittadini agire, anche da casa propria, attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi.” Questo passa attraverso i supermercati, che vendono prodotti coltivati su terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia comprimono i piccoli agricoltori, trasformando la spesa quotidiana in un lusso.

Siamo già in 53.000. Unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio?f=cs