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Fondo Riparazione

Chiediamo un fondo preventivo e permanente di 20 miliardi di euro sempre pronti ad essere spesi per ripagare i danni da calamità ed eventi climatici estremi. Ovvero, vogliamo che tutte le persone che vedono le proprie strade, le proprie case, i propri raccolti devastati da alluvioni, grandinate, gelate fuori stagione, siccità anomala vengano ripagate di ciò che hanno perso immediatamente.

Vogliamo che questi soldi siano sempre presenti e pronti all’uso. Se cinque miliardi escono, cinque rientrano, entro un mese.

Vogliamo che siano istituiti processi partecipativi così le comunità affette da disastri climatici possano dire come vorrebbero vedere utilizzati gli aiuti economici dallo stato.

Vogliamo che ci siano processi rapidi e veloci per riparare i territori e non che i soldi vengano perduti nella macchina infernale della burocrazia italiana. Inoltre vogliamo che tali fondi vengano ottenuti livellando le ingiustizie sociali: extra-profitti delle industrie fossili, taglio totale dei sussidi pubblici ai combustibili fossili, taglio degli stipendi dei manager delle industri energivore partecipate dallo stato, taglio degli stipendi della classe politica, taglio delle spese militari.

Lo chiede anche l’ONU…

“Tutti i governi tassino gli extra-profitti delle compagnie dei combustibili fossili e utilizzino questi soldi per aiutare le persone che lottano con i prezzi crescenti di cibo ed energia e ai Paesi che soffrono perdite e danni per la crisi climatica.”

Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite

Chi rompe paga! Questo è la nostra parola d’ordine.

In Italia, un fondo d’emergenza è assolutamente necessario e di senso comune. L’Italia è un paese a rischio sismico ma lo è anche per quanto riguarda i rischi di frane e alluvioni: oltre il 90% dei comuni, 7 milioni di abitanti, il 12% della popolazione. E solo il 5% delle case è coperto da un’assicurazione per le calamità. Per colpa dell’incapacità dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni non si è fatto nulla per incentivare un sistema di assicurazioni sulla casa come quelli in funzione in Svizzera, Germania, Francia, Spagna e perfino in Giappone, dove i prezzi sono calmierati e il premio è fiscalmente deducibile.

Incapacità ma anche interessi criminali: nell’emergenza è più facile affidare appalti ad “amici”, eludere controlli, rubare e intrallazzare.

Ed è facile inventare balzelli e tasse con la scusa di dovere raccogliere denaro per affrontarle: nel 2016 la Cgia di Mestre ha calcolato che per sette eventi tragici, dal Belice del 1968 all’Emilia Romagna del 2012, il Fisco ha imposto ben cinque incrementi delle accise  sulla benzina, raccogliendo 145 miliardi, contro costi per la ricostruzione stimati in 70 miliardi.

Parlando di frane e alluvioni lo stato spende circa 1/10 rispetto al valore dei danni subiti in prevenzione e meno del 9% in risarcimenti dei danni.

In uno scenario in cui questi eventi saranno sempre più frequenti è doveroso per chi ha la responsabilità di tutelare i propri cittadini dotarsi di un fondo che sia adeguato, preventivo, permanente e alla cui gestione partecipino direttamente le popolazioni colpite.

Gli italiani sono allo stremo: il 10% della popolazione vive in stato di povertà (dati Caritas) e potrebbero arrivare presto a raddoppiare, siamo l’unico paese tra i 57 dell’OCSE dove il valore delle retribuzioni cala invece che crescere, ci stanno privando di scuole, sanità e diritti.

Per questo gridiamo: Ripartiamo dal Fondo!

Un Fondo Riparazione per ritrovare la solidarietà, la dignità ed il senso di quello che è giusto e che è nel nostro potere pretendere ed ottenere.

Perché dopo avere spalato il fango, arriva il momento di sollevare la testa!