ULTIMA GENERAZIONE: MILANO, BLOCCO STRADALE IN VIA PALMANOVA
Dopo un 2022 critico, torna nelle campagne la siccità. Sappiamo cosa ci aspetta: lo scarico delle responsabilità su chi consuma
INTERVENIAMO SULLE CAUSE: NON PAGHIAMO IL FOSSILE
“Non ci rassegniamo ad accettare il finale che gli industriali del fossile, con la complicità dei politici, hanno scritto per i nostri e i loro figli. Vogliamo riscrivere il copione e far sì che i soldi degli italiani vengano investiti in un futuro di vita. Non vogliamo assistere da spettatori passivi. Vogliamo che i cittadini tornino a essere protagonisti e possano scrivere la sorte dei prossimi decenni, dirottando gli investimenti in morte su un futuro di vita”
Milano e tutta la Lombardia sono già in crisi idrica ed emergenza siccità. Questo il quadro fornito da Arpa Lombardia, aggiornato al 2 febbraio: il totale delle riserve idriche al 29 gennaio è di 1,7 milioni di metri cubi, quasi dimezzato (-44,5%) rispetto alla media del periodo 2006-2020. Pesa la scarsità di precipitazioni: il manto nevoso è ridotto al 46,2% della media, gli invasi hanno il 28,7% di acqua in meno e i laghi sono a -51,6%. L’intero bacino del Po, osservato dal satellite, si presenta quasi prosciugato (vd. TG La7, 17 febbraio): una situazione conseguenza della catastrofe climatica già in atto. In Italia, però, il dibattito quotidiano è tutto concentrato sulle accise ai carburanti e sul superbonus all’edilizia, mentre il Governo non desiste dal finanziare le fonti fossili (41,8 miliardi di euro nel 2021) e stringe accordi con le dittature nordafricane per nuovi approvvigionamenti di gas. Analogamente il sistema delle imprese e degli istituti di credito: basti pensare a Unicredit (il cui Tower Center si affaccia su questa strada, in Piazza Gae Aulenti a Milano), uno dei maggiori finanziatori mondiali dell’industria del carbone (1,71 miliardi di €) ed investitore in fonti fossili (1,35 miliardi di €), solo nel 2021.
Non è più rinviabile una svolta radicale di metodo e di merito: è necessario dirottare queste risorse pubbliche in investimenti per energie rinnovabili e in piani strategici di riassetto e salvaguardia del territorio, prevenzione e mitigazione idraulica ed idrogeologica.
“La VOCE delle scienziate e degli scienziati non viene ascoltata. La VOCE delle attiviste e degli attivisti non viene ascoltata. La VOCE del nostro pianeta non viene ascoltata. L’unico strumento che mi è rimasto per fare ascoltare quelle voci è il mio corpo, e con il mio corpo decido di fare politica scendendo in strada”
Se chiudiamo gli occhi possiamo già rabbrividire per la prossima conta dei danni: produzione olivicola in caduta libera in Puglia, produzione di miele ridotta al lumicino, allevatori disperati in montagna e agricoltori sconvolti per la propria terra che inaridisce e cessa di dare frutti. Possiamo altresì prevedere il patetico copione che il mondo politico metterà in scena, invariato, anche quest’anno: colpevolizzazione delle vittime, quegli agricoltori che in preda alla disperazione cercheranno di approvvigionarsi di acqua in maniera illecita, con gli occhi sconvolti dalla visione della terra arsa. E scarico delle responsabilità su chi consuma, che sarà chiamato ancora una volta a chiudere il rubinetto mentre si lava mani e denti. Commedia grottesca a esclusivo vantaggio delle lobby del fossile.
INTERVENIAMO SULLE CAUSE: NON PAGHIAMO IL FOSSILE
È ormai assodato il legame tra combustibili fossili e riscaldamento globale. Solo i negazionisti del cambiamento climatico continuano a rifiutare le evidenze ormai sotto gli occhi di tutti. È ora che i politici, oltre a proporre i soliti rattoppi basati sul razionamento dell’acqua, intervengano sulle cause: è ora che pongano fine ai trasferimenti di bilancio e agevolazioni fiscali legate alla produzione e all’uso delle fonti fossili, che nei Paesi del G20 sono passati da 147 miliardi di dollari del 2020 a 190 miliardi nel 2021.
Secondo il rapporto 2022 di Legambiente dedicato ai sussidi ambientalmente dannosi, nel 2021 in Italia 41,8 i miliardi di euro sono stati utilizzati per sovvenzionare attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che non è più possibile giustificare considerando l’emergenza climatica, quella energetica e quella sociale, che insieme stanno allargando il numero di famiglie nelle fasce deboli e a rischio.
➤ Stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili